15 gennaio

Strana data il 15 gennaio a casa mia.
Secondo l’educazione cattolica che mia nonna avrebbe voluto inculcarmi, il 15 gennaio è una giornata di lutto, non c’è diritto a sorridere, dovremmo restare tutti tristi e zitti a meditare sulla morte di mio nonno. E’ l’anniversario, secondo lei. L’anniversario della morte.

Poi c’ il mio modo di pensare, quello che dice che non c’è anniversario per la morte. Possono esserci giornate da ricordare, persone da ricordare, ma anniversari della morte anche no. Posso ricordarmi di mio nonno, delle passeggiate nel bosco controvoglia, delle sue spalle, della fanta che nascondeva in cantina per me o delle fragole che piantava per me. Del melograno appena raccolto, delle ortensie e delle calle che contenevano sempre una cimice.

Poi succede che il 15 gennaio, un giorno, diventa anche il compleanno del tuo ragazzo. E anche il compleanno di altri due amici. E se per un attimo hai pensato “che giorno di merda il 15 gennaio”, le cose si sono subito ribaltate.

E allora fatti sotto 15 gennaio, che tanto io stasera la passerò tra i miei amici, vassoi di tigelle e bicchieri di vino in una stanza ghiacciata con una stufa di quelle vecchie, che la casa è vuota da tempo, e la stufa è accesa da ieri, ma come al solito si ghiaccia dal freddo. Perché io il 15 gennaio festeggio, ma anche perché a me il 15 gennaio non mette tristezza, anzi, nonostante io sia consapevole che quel 15 gennaio non lo posso dimenticare, beh ci posso convivere. E anzi, stiamo anche bene insieme, io e il mio 15 gennaio.


Posta per te

Ieri, appena atterrata a Malpensa, il primo sms che ho ricevuto era della mia amica Je. Mi chiedeva perché non avevo ancora prenotato il volo per Lisbona per un viaggio tra amiche.
Forse perché ero appena atterrata da Copenhagen e la mia carta di credito è chiusa in silenzio stampa fino al prossimo stipendio? La prima mail che ho letto invece, è stata la risposta a una mia mail.
Ora devo scrivere la risposta alla risposta. Ma mentre sto per pigiare “invia” mi chiedo se è quello che voglio veramente. Sono sempre stata un’irrequieta, ma oggi sono in grado di buttare all’aria la sicurezza per l’incertezza? Avete suggerimenti o risposte?
Lasciatele qui, grazie.


Prima di partire

Domani parto per un meraviglioso weekend lungo a Copenhagen, con la compagna di viaggio che tutti vorrebbero: non parla l’inglese, quindi si lascia portare ovunque, cammina tutto il giorno senza mai lamentarsi, l’importante è condividere una bella tazza di caffè (o quello che più somiglia al nostro caffè), girare, girare, e rifermarsi a bere una tazza di caffè.
E’ un periodo talmente frenetico che sto finendo la valigia solo ora, e come al solito non so cosa devo mettere, cosa dimentico, cosa porto in più.
La batteria della macchina fotografica sta caricando, il cellulare anche. L’iPod è qui a fianco che sincronizza e ciuccia batteria al Mac, che , povero, ha il carica batterie in ufficio e a breve mi farà ciao ciao. Gli auricolari sono in borsa, la moleskine pure insieme alla penna e all’evidenziatore. La carta d’identità non è scaduta, quindi è presente.
Devo controllare la fermata della metropolitana (ok, fatto), controllare il parcheggio all’aeroporto (fatto), e ricordarmi le guide (messe in borsa).
Non mi resta che preparare il beauty, il phon è già in valigia, e andarmene a letto che la sveglia suona alle 6:00.
Ah, grazie per avermi fatto compagnia mentre finivo la valigia ;).


Viaggio in California: consigli pratici


Tornata dal mio amatissimo viaggio in California sono stata letteralmente investita dal lavoro e non ho mai avuto tempo di riordinare le idee sul viaggio, le foto (il set in progress su Flickr piange, si sente orfano, e mi è testimone) e poi correre qui a fissare tutto. E’ stato un mese talmente intenso che a volte sento davvero la paura di perdere tutti i meravigliosi ricordi di questa vacanza, è stato un mese di apnea totale dove gli orari mi hanno massacrata, le richieste mi hanno mandato in tilt il cervello e io non ho ancora finito di sistemare alcuni sacchetti della vacanza. Semplicemente sono lì, in attesa di essere svuotati e di trovare una collocazione al contenuto. Ma finchè restano lì è un po’ come essere appena tornati.

Vorrei dedicare un post ad ogni pezzo della mia vacanza, vorrei fare le cose per bene, ma chissà che ne verrà fuori. Mi auguro solo di non inziare un’altra cosa che non finirò, a questo ci terrei. Quindi parto per gradi e dall’inizio del viaggio. Forse la parte peggiore, o forse quella che ricorderò bene per molto tempo: il viaggio.

E’ stato un incubo, il viaggio peggiore che io abbia mai fatto. Ho prenotato con British Airways, ovviamente in World Traveller, ignara di ciò che mi aspettava. L’itinerario di viaggio era Bologna->Gatwick Gatwick->Heatrow Heatrow->Los Angeles. Da Bologna a Gatwick è stato meraviglioso, uno dei viaggi migliori che abbia mai fatto. Avevo prenotato i posti di fianco alle uscite di sicurezza, il che equivale a un bel po’ di spazio in più a disposizione. Mi sono addormentata e sono arrivata a Londra in un batter d’occhio, e il mio umore era dei migliori. Da li abbiamo raggiunto Heatrow, il check-in online ci ha aiutati a velocizzare il tutto e ci siamo imbarcati.

Tutto perfetto, no?

La World Traveller di BA prevede tra file di posti la cui formazione è 3-4-3. Noi eravamo ai lati, un posto finestrino e un posto dell sfigato, in mezzo. Secondo voi chi ha vinto il posto dello sfigato? Ora, non posso lamentarmi dello spazio a disposizione per i passeggeri, non lo farò, non mi lamenterò, ma posso dire che lo spazio a disposizione è minuscolo? Davvero, mi sembrava di essere ammucchiata e non ringrazierò mai abbastanza l’adolescente che ha passato l’intero volo col sedile abbassato sulle mi ginocchia (solo io ho delle remore bestiali a inclinare il seggiolino in aereo, per paura di dare fastidio a quelli dietro?). Ma non è stato questo il problema, capirai! Per la scomodità basta armarsi di pazienza, in fondo ero in vacanza, mi potevo adattare benissimo.

La mia croce è stato il nostro vicino, anzi il mio vicino, all’apparenza un tipo normale, un signore sulla cinquantina con un fighissimo iPod e l’aria di uno che non ha nessuna intenzione di chiaccherare con te per le prossime 9 ore.

Fantastico. Finché non ha iniziato a bere.

Al primo coca(light) e gin ho pensato che avesse paura di volare. Al secondo mi sono chiesta se potevo aiutarlo. Al terzo ha cambiato e s’è fatto un whisky. Al quarto cicchetto mi sono chiesta se c’era un limite ai drink durante un volo sopra l’Oceano.

Il quinto cicchetto mi ha dato la risposta.

Ora voi avete idea di cosa significa volare per 9 ore con il vostro vicino che ogni volta che respira rischia di farvi andare in coma etilico e attenta al vostro sistema nervoso già provato dal viaggio, dalla stanchezza e dalla puzza del suo alito? Ecco.

Io, quando è iniziato l’atterraggio e avevo il mio vicino sconosciuto praticamente in braccio ho avuto istinti omicidi.

Ovviamente in tutto questo Edo si è limitato a ridere. Al ritorno, io ho vinto il posto finestrino. Lui era di fianco a una bella mora. Che dopo il decollo ha ordinato Coca&Rum. E’ il karma, baby ;)


Weekend a Barcellona, consigli

Quest’anno non vedo la fine, le vacanze mi sembrano solo un miraggio lontano lontano (-21). Per fortuna che lo scorso fine settimana ho preso una boccata d’aria insieme alle mie amiche per festeggiare l’addio al nubilato della prima sposina del gruppo (a quanto pare sarà anche l’unica per parecchi anni..). Destinazione Barcellona!

Inutile dirlo: per il volo ci siamo organizzate diversi mesi fa, a marzo, e abbiamo prenotato il volo con Ryanair (ma c’erano altre offerte più interessanti, il nostro era un vincolo di orario purtroppo), mentre per la ricerca dell’alloggio ci siamo affidate a Barcelona30.com, grazie al quale abbiamo trovato il meraviglioso Hostal Madrazo che non smetterò mai di consigliare a chiunque.

NOTA IMPORTANTE APPENA ARRIVATE A BARCELLONA DA GIRONA: dalla stazione dei bus all’Hostal, la corsa in taxi costa circa 10 euro, e può essere utile se siete un po’ rintronati dal viaggio e non riuscite a capire bene dove siete. Noi abbiamo preso una fregata-micidiale-tipica-da-turiste da un gentilissimo taxista, che.. no vabbè, non vado avanti, siamo state troppo polle…

Hostal Madrazo non è vicinissimo a Plaça Catalunya (20 minuti a piedi, fattibilissimo), ma ti permette di arrivare a Park Güell a piedi.

Da Parc Güell noi abbiamo proseguito a piedi per la Sagrada Familia. Anche questa non è una passeggiata breve, e nemmeno particolarmente piacevole, visto che nel mezzo ci sta il nulla. Meglio prendere la metropolitana, che ha la fermata proprio sotto alla Basilica.

Arrivate li non abbiamo avuto il coraggio (o la voglia) di fare la coda, lunga, interminabile, quindi abbiamo dato un’occhiata fuori e siamo ripartite, destinazione Rambla-Barceloneta.

Capitolo La Rambla. Aperto e chiuso, non mi diulngo perché per me La Rambla altro non è che il modo per arrivare a Barceloneta a piedi comprando souvenir. Davvero, credo che questa “passeggiata” sia un po’ sopravvalutata, e che spesso crei delle aspettative molto al di sopra di ciò che in realtà è in grado di offrire.

Capitolo acqua. E’ IL business per eccellenza. Al ristorante l’acqua da litro non esiste, solo da 0,50l. Al bar ti danno la bottiglietta da 0,33l a prezzi che variano da 1 euro a 5 (c-i-n-q-u-e) eurini, non scherzo (vuoi provare: c/o Mare Magnum, all’ultimo piano, un localino di cui ho cancellato pure il nome). In rapporto, costa meno una birra, e forse è pure più buona.

Capitolo birra. A Plaça Reial (anche da altre parti, ma li soprattutto) hanno dei bellissimi calici da birra media, ma proprio belli. Tondi, grossi, bellissimi. Li abbiamo ordinati al cameriere che però ha portato delle normali birre media. Noi gli abbiamo richiesto i calici, lui s’è dato un’occhiata in giro e poi ci fa: capienza uguale, quelle che vi ho portato costano 4, i calici costano 9 (il rapporto è questo, il prezzo esatto non lo ricordo). In pratica ha velatamente spiegato che li usano per fregare i turisti nordici, infatti eravamo contornate da inglesi e tedeschi che bevevano felici dai loro calicioni, e ci guardavano un po’ come Paolino guardava i tipi sotto al pioppo.

Capitolo Barceloneta. Mar. Playa. Sol. Parco Olimpico. Arquitectura. Pescado. Cerveza. Basta?

Per spostarsi è attivo anche un servizio di Bike Sharing ma la metropolitana copre praticamente tutte le aree. Se siete in più di due persone, conviene fare un biglietto cumulativo da 10 viaggi, si risparmia qualcosina ;)


Le parole che non ti ho detto

Ho un’amica psicologa e credo che prima o poi le farò analizzare questa mia mania di comprare [sempre] i biglietti di auguri, di scriverli, e di non darli mai. Stessa cosa per le cartoline: compro, scrivo, attacco il francobollo, e non le spedisco mai. E non è che prendo le prime a caso. Io scelgo tutto con cura, a seconda del destinatario, dei suoi gusti e dell’occasione. Anche la scelta del francobollo è un’arte (che 8 da 10 cent sono più belli di uno da 80 cent..).

Il punto è che poi non spedisco niente, e nemmeno consegno.

Tutto questo per dire che domani l’Ila compie 4 anni, e in 4 anni ho comprato 4 biglietti di auguri, e forse, dico forse, uno l’ha ricevuto (non ricordo, al suo primo compleanno ero talmente fuori di testa che non sapevo nemmeno come mi chiamavo).

Forse penso che lei sia troppo piccola per poter leggere, o forse penso che le parole scritte non possano rendere l’amore incondizionato che provo per lei da 4 anni e nove mesi. Chissà. Forse perché mi rendo conto che dirle ti voglio bene non mi rende così felice come quando passiamo l’intera giornata al parco sull’altalena, o forse perché so che non sarà lei a leggere quelle parole, ma la mamma e il papà, e non è la stessa cosa.

Comunque, queste sono le parole che non ti ho detto, caso mai tu le volessi leggere prima o poi.

5 Maggio 2005: non è un compleanno, ma io di quel giorno ricordo ogni minimo dettaglio, come fosse ieri, ed è bellissimo. Ricordo di essermi alzata prestissimo, perché dopo che tuo papà mi ha chiamata per dirmi che stavate andando giù, io non riuscivo più a dormire. Allora mi sono alzata, e verso le 6 sono andata a fare un giro in bici. Mentre ero davanti alla casa-torre, dopo questa curva, mi ha richiamata Ivy per dirmi che eri nata. Eccitazione, adrenalina, entusiasmo. Sono arrivata in bar dalla nonna in pochissimo, le ho dato la notizia, sono sfrecciata a casa (grande idea di fare prima la salita e dopo la discesa), doccia, vestita e via.

Sono passata da Montefiorino per salutare Edo e dargli la notizia, e mentre gliela urlavo non stavo ferma, perché volevo correre in macchina e partire, ma la macchina era a destra, e io correvo verso sinistra. Ho preso la nonna al volo e siamo arrivate all’ospedale, dove la tua mamma un po’ provata ti stava dando da mangiare.

L’emozione di quei momenti è uno dei ricordi più belli e intensi della mia vita, e probabilmente da quel giorno il mio centro del mondo si è spostato.

5 Maggio 2006: sincera sincera? A un anno ti sei guadagnata il nomignolo di piccola snob. Tua mamma e tuo papà non lo sanno, forse ora lo leggeranno, ma quando le mie amiche mi chiedevano di te, dicevo che eri una piccola adorabile snob, che mi faceva girare la testa. Vogliamo parlare dei mesi precedenti maggio, che abbiamo passato a saltare per l’appartamente di Castellarano (per inciso, io saltavo e tu piangevi se mi fermavo) alla ricerca della posizione giusta per farti dormire? (e oltre alla posizione bisognava cercare l’assetto di Plutone in Nettuno, Urano in Giove e sperare che in tv non ci fosse Bruno Vespa ma una replica dei teletubbies, così da imitare i loro movimenti per conciliarti il sonno, che te avrai pure avuto le coliche, ma se tua mamma appariva dalla porta magicamente passavano…).

Ah, un post a parte ci vorrebbe per parlare del passaggio dal marsupio al lettino in circa 45 minuti..

5 Maggio 2007: a due anni eri spassosissima. Chissà se era lo spago della sorella in arrivo o un’evoluzione naturale della piccola snob. Fatto sta che più cresci, più diventi matta, poco zuccherosa e determinata.

5 Maggio 2008: io dei tuoi tre anni mi ricordo alcune cose, ma non so se le colloco giuste. Hai iniziato ad avere la mania dei tacchi (ma forse anche prima e fidati, prima ti passa meglio è…), hai iniziato l’asilo e io ho passato un periodo in cui appena vedevo una bimba fuori casa ad aspettare il pulmino mi commuovevo (e Edo era molto spaventato….). Per il tuo compleanno ti ho regalato un paio di pattini, ma credo che tu non li abbia ancora usati, e se vado avanti di questo passo a 8 anni ti regalerò lo scooter, giusto per essere in tempo. Ah, poi hai iniziato la piscina, andando senza braccioli, tutta un’altra storia rispetto all’anno scorso, e sei diventata un pagliaccio, e io non riesco mai a sgridarti, perché sei troppo furba e sai che mi sciolgo con poco.

5 Maggio 2009: questo weekend, dopo 4 anni, mi hai chiamata zia. Ma lo sai che non mi hai mai chiamata zia? Ora ti è venuta la mania del giallo e vuoi le Zigulì al limone (ma poi, ti piacciono veramente??), la carta dei regali gialla, il fiocco giallo e le mollette gialle. Ah, e le ballerine. 4 anni e mi hai chiesto come regalo le ballerine gialle con il tacco e i brillantini. Per il tacco dovremo accordarci, per i brillantini non c’è problema, ma cocca, hai idea di cosa vuol dire trovare un paio di ballerine gialle del tuo numero??

L’anno prossimo che vuoi, un baobab come nel Re Leone?

Buon compleanno Iaia!


Happy birthday Clu!

Volevo fare un bellissimo post su come internet e la comunicazione online salveranno il pianeta e renderanno le aziende e le persone migliori. Poi però manca il tempo, ricavi mezz’oretta tra l’aperitivo e la cena fuori (tanto sei donna e un po’ di ritardo si pensa che ce l’hai incorporato), e ti ricordi di quella bellissima immagine che hai visto oggi, e che ti ricorda tanto te stessa al lavoro.

E allora spero che Adriano non si arrabbi se la metto qui per fare gli auguri al Cluetrain Manifesto, che compie 10 anni: AUGURI!.